Angelina si dava da fare - racconto one-shot estemporaneo

"Angelina si dava da fare" è un racconto nato durante la mia prima esperienza di scrittura estemporanea. Essendo un testo one-shot, è piuttosto breve e spontaneo. Parla di una ragazza in preda alla realizzazione di un sogno e alle difficoltà che da ciò possono nascere. In qualche modo, nasce da mie esperienze personali e per questo, nonostante sia più un esperimento che un vero e proprio racconto, mi è particolarmente caro.



   Angelina era una trama in fibre di aspettativa e belle speranze. In venticinque anni di vita, si era fatta cucire addosso la maschera della persona degna di fiducia.
   «La ragazza è volenterosa, Angelina si dà da fare.» Non era raro sentire queste parole uscire dalla bocca grinzosa di nonna Clotilde o da chi altro aveva avuto l'opportunità di conoscere il suo operato. Angelina era una macchina, Angelina era un genio. Angelina era avvolta dal silenzio.
Uno squillo sembrò rimbombare nel suo padiglione auricolare. Dalla scatola metallica che era diventata il simbolo di una lotta per l'esistenza, si sentì richiamare all'ordine, come se il fatto di essersi accomodata sul letto, canticchiando tra sé l'ultimo singolo della sua band indie preferita, costituisse un venir meno a quella marionetta di talento che era, morda dai fili invisibili di un imminente futuro. E quella maschera, nel buio fortuito e, per certi versi, benevolo della camera cadde alla notifica di "nuova email da". Le bastò quello squillo per trasformarla in un fascio di nervi. Sperò che quello fosse l'ennesimo messaggio promozionale, un'imperdibile offerta di viaggio che non aveva il tempo di fare. Ma se la speranza era una forza dirompente, capace di abbattere le pareti dello sconforto, in quel momento fu più forte quello strano sesto senso che la colpiva in momenti cruciali della giornata. 
   Si avvicinò allo schermo, che al tocco della tastiera si illuminò all'istante. Quanto le era piaciuto il buio. Lesse il messaggio distrattamente, scorrendo con gli occhi solo alcune parole chiave che racchiudevano in una manciata di lettere un ben più ampio significato. La frase "siamo desolati di comunicarle che" fu sufficiente. Il senso di sconfitta si fece largo nel buio, cavalcando la luminosità del computer, martellando la sua mente con colpi ben assestati e rimbombanti. Sebbene si fossero dichiarati profondamente dispiaciuti di quel nefasto esito, i signori dell'ufficio ammissioni del prestigioso William Turner College mai avrebbero avuto il minimo sentore della reazione che quel messaggio aveva provocato in Angelina.
  Non pianse. Non lo aveva fatto nemmeno per la morte della madre, quando era solo una graziosa quindicenne in quel di Catania. Di certo, però, l'assalì il dubbio atroce di aver sbagliato i conti con se stessa. Si chiese dove risiedeva il seme del talento, se i suoi frutti ritardavano ad arrivare. Così, fu il senso di colpa e di autocommiserazione, più che vera rabbia, a portarla a indugiare sulla personale lista di siti preferiti. E fu l'abitudine a farle scorrere le informazioni sulle scuole d'arte che in passato le erano sembrate meritevoli di attenzione. Fagocitò contatti e nomi, digerendo scadenze imminenti e improrogabili. 
   In un istante della durata di giorni, ripercorse la prima mostra d'arte della sua vita. In quell'occasione era solo una fanciulla tutta fiori e sorrisi, ma che abbandonava ogni candore di fronte a paesaggi rurali di vecchi e nuovi artisti, il preciso tratto di un ritratto e la convulsa pennellata blu che maestosamente componeva un cielo all'orizzonte. Quel giorno, decise che avrebbe dedicato la sua vita all'arte. Nonna Clotilde, venuta a sapere delle mancate vittorie, avrebbe anche potuto usare il tempo passato nella sua celebre frase: Angelina si dava da fare. Ma lei riconobbe, nel moto di un'onesta autocritica, di non essere perfetta. Il martello che aveva preso a tamburellare la sua mente dal momento in cui aveva letto l'email si placò. Quell'aspro suono ritornò la dolce melodia che aveva canticchiato qualche minuto prima. 
   E ritornò bambina, pronta a commuoversi di fronte al paesaggio della sua esistenza. E tornò a vincere il desiderio, l'amore per l'arte, e con essi la sua forza. Guardò le email che aveva preparato per altri università. Forse altre battaglie sarebbero state perse, probabilmente non possedeva un briciolo di talento. Ma era lì. Si sentiva viva. Accompagnata dal suo respiro, avrebbe tentato ancora.

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